Trump non è nulla di nuovo. Gli europei per decenni hanno sopportato i loro mini-Trump, scrive John Feffer direttore di Foreign Policy In Focus. Una analisi molto “suggestiva” la sua che merita di essere letta.
di John Feffer … continua a leggere
John Feffer in Scenari Tags: Donald Trump, Fidesz, John Feffer, Orban, Polonia, Slovacchia, Ungheria
Trump non è nulla di nuovo. Gli europei per decenni hanno sopportato i loro mini-Trump, scrive John Feffer direttore di Foreign Policy In Focus. Una analisi molto “suggestiva” la sua che merita di essere letta.
di John Feffer … continua a leggere
Vincenzo Maddaloni in Italia, Politica Tags: aborto, Berlino, medici obiettori, papa Francesco, Polonia, Vincenzo Maddaloni
Alle 15.55 di martedì 22 novembre, a poco più di 24 ore dall’annuncio, papa Francesco e il perdono sull’aborto sono già in fondo pagina dei mainstream nazionali schiacciati dalla pioggia di titoli sul referendum. Peccato. Era un’ottima occasione per affrontare il probema dei medici obiettori, che in Italia raggiungono la media del 70 per cento, e in alcune Regioni la situazione è ancora più critica, con punte del 93 per cento in Molise o del 91 per cento nel Lazio. … continua a leggere
Vijay Prashad in Diversità, Politica Tags: Andrea Prasow, Dick Cheney, Lituania, Polonia, Romania, tortura, torture, Vijay Prashad, Wolfgang Kaleck
Il rapporto del Senato degli Stati Uniti rivela che il regime di torture disumane “per salvare le vite americane” aveva la benedizione dell’amministrazione, ma produceva pochissime informazioni
di Vijay Prashad
vincenzo in Cronache, Scenari Tags: Danzica, Gdansk, Polonia, Russia
Era dal 1945 che nella città polacca non si vedevano tanti russi. La maggior parte di loro viene dall’exclave di Kaliningrad per fare scorta di beni di consumo a prezzi vantaggiosi, alimentando un giro d’affari da venti milioni di euro al mese
Gazeta Wyborcza *
Questa volta non sono i carri armati che li portano a Danzica, ma camion e automobili con la targa “39” della regione di Kaliningrad. Oggi lasciano la città carichi non di bottini di guerra, ma di borse della spesa, con grande soddisfazione dei commercianti locali.
“Sì, ho fatto ottimi acquisti”, ammette Tatiana Babak uscendo da un negozio Ikea. Carica tutte le borse della spesa in automobile: è arrivata a Danzica con Władimir Poliakov, un suo amico tassista. All’andata hanno percorso 130 chilometri e visto che il gasolio russo è molto economico (0,72€ al litro) il viaggio è costato poco. Tatiana si reca a Tricité (un agglomerato portuale costituito dalle città di Danzica, Sopot e Gdynia) almeno una volta al mese, mentre Wladimir lo fa molto più spesso.
“Da voi è tutto più economico, tranne la benzina”, spiega. “Costa tutto meno della metà rispetto alla Russia: il latte, la verdura, i prodotti per la pulizia della casa, i pannolini. E anche gli alcolici conviene comprarli da voi. Costano il giusto, c’è più scelta e almeno si è certi che non sono prodotti adulterati. E poi qui è tutto più bello, la gente è più cordiale, aperta, cortese. Si sta proprio bene”.
Gli arrivi in massa da Kaliningrad a Danzica sono diventati possibili grazie all’introduzione, l’estate scorsa, di un regime speciale denominato “piccolo traffico frontaliero”, in seguito agli accordifirmati nel dicembre 2011 dai due governi e ratificato sei mesi più tardi.
Il regime per il piccolo traffico frontaliero prevede che i russi possano chiedere l’autorizzazione presso il consolato polacco di Kaliningrad: dopo due mesi ricevono un pass valido due anni.
“La cooperazione è un successo e speriamo che diventi un punto a favore con Bruxelles per la soppressione dei visti verso l’Ue per i cittadini russi”, spiega il console generale russo Sergei Puskov. “Abbiamo molti progetti di cooperazione in ambito economico, culturale, universitario, sportivo. I polacchi ci aiutano nei preparativi in corso per ospitare la Coppa del mondo di calcio nel 2018”.
E così, da oltre sei mesi, ogni weekend una trentina di camion e parecchie centinaia di automobili si dirigono verso i centri commerciali di Danzica. Arrivano acquirenti di ogni tipo: piccoli commercianti, operai, studenti, professori, dipendenti pubblici. Più che uno svago di lusso questa trasferta sembra una necessità primaria.
La Polonia confina con la Russia soltanto per questi 210 chilometri via terra e 22 chilometri via mare a nord-est del paese. L’enclave di Kaliningrad ha una superficie di 13mila chilometri quadrati, abitati da 950mila persone: a nord e a est confina con la Lituania, a ovest con il Mar Baltico, a sud con la Polonia.
Circa i due terzi della popolazione dell’enclave vive a Kaliningrad, la capitale nata dopo la seconda guerra mondiale al posto della città tedesca di Königsberg, denominata dai polacchi Królewiec. Completamente distrutta durante la guerra, la città in seguito è stata ricostruita in stile sovietico. La rete stradale è completamente cambiata, tanto che oggi risulta pressoché impossibile ricostruire, anche solo approssimativamente, le passeggiate quotidiani dell’abitante più noto di Königsberg, Immanuel Kant. Per fortuna, sono stati conservati e tutelati i resti dell’ex cattedrale e la tomba del filosofo, diventato una delle poche attrazioni turistiche della Kaliningrad sovietica.
La durata media del soggiorno dei polacchi che passano la frontiera è di due ore, trascorse per lo più nell’acquisto di carburante. Secondo Puskov il commercio frontaliero di carburante è molto ben organizzato: “Su cento veicoli in fila alla frontiera, circa 90 appartengono a polacchi. Il modello più frequente è l’Audi 100”. Perché? “Per il suo enorme serbatoio, che può contenere fino a cento litri di benzina”, spiega Puskov.
L’ambasciata russa a Varsavia ha suggerito alle autorità polacche di predisporre un varco specifico per i cosiddetti turisti della benzina, in modo tale da far risparmiare a tutti gli altri passeggeri il disagio di interminabili code d’attesa. “Ci hanno risposto che sarebbe contrario ai regolamenti”, e che tutti hanno gli stessi diritti”.
Come è possibile che un banale yogurt acquistato da un lato della frontiera raddoppi di prezzo una volta passato sull’altro versante? Adam Hlebowicz, autore di una guida turistica su Kaliningrad pubblicata di recente, lo spiega chiaramente. “Per me era un vero mistero, finché i commercianti di Kaliningrad non hanno iniziato a spiegarmi che il prezzo è comprensivo delle spese del racket, delle estorsioni a vantaggio dei funzionari locali”.
L’apertura della frontiera polacca ha provocato perdite consistenti ai negozi sul versante russo. Tanto che, come si legge nel rapporto sul portale di informazione Kaliningrad.ru, il governatore Nikolai Djukanov poco tempo fa ha chiesto ai suoi ministri se la differenza di prezzo della stessa salsiccia da una parte all’altra della frontiera possa essere giustificata. La risposta è stata poco soddisfacente e ha messo in discussione i margini eccessivi di guadagno della grande distribuzione
La corruzione in Russia è un problema sistemico. E non si tratta di criminalità organizzata nel senso occidentale del termine. Già in epoca zarista, in Russia prevaleva il sistema del “prelievo”. I funzionari pubblici ricevevano un salario molto modesto e poi, secondo una regola non scritta ma invalsa da sempre, prelevavano qualcosa “in nero”.
Gli svedesi sono sempre stati irremovibili nei confronti della corruzione: Ikea ha impiegato parecchi anni per firmare un contratto per la realizzazione di un punto vendita a Mosca proprio perché si rifiutava di pagare una grossa tangente in nero.
Tutta la Russia soffre di un’estorsione organizzata di capitali. Gli abitanti di Kaliningrad si sono ritrovati in una situazione molto particolare: possono fare acquisiti di gran lunga meno cari attraversando la frontiera. I benefici vanno tutti alle aziende polacche. Non ci sono dati precisi, per il momento, ma si calcola che ogni mese dall’enclave partano per la Polonia fino a 20 milioni di euro.
Traduzione di Anna Bissanti per Presseurop
* Gazeta Wyborcza , la “Gazzetta elettorale”, fondata da Adam Michnik nel maggio 1989, si è affermata nonostante gli scarsi mezzi tra le principali testate del paese, diffondendo un’informazione secolare in un paese caratterizzato da una forte cultura cattolica. I lunghi articoli del supplemento culturale “Grande formato”, illustrati dai migliori artisti del paese, esplorano una grande varietà di argomenti. “Tacchi alti”, rivolto a un pubblico femminile, è in realtà apprezzato da molti polacchi per il suo umorismo intelligente. Il sito è uno dei più importanti della Polonia. Ricco di link ed estremamente completo, non è però facile da navigare. Gli archivi sono invece molto più accessibili.
21 maggio 2013
vincenzo in Uncategorized Tags: Europei di calcio 2012, multiculturalismo, Polonia
I polacchi, che ospitano i campionati europei di calcio, le sue squadre e i suoi tifosi, hanno scoperto il piacere dello scambio culturale e hanno modificato il loro rapporto con il patriottismo
Le città e le località che ospitano i calciatori hanno sorpreso per la loro preparazione sia i tifosi sia i giocatori. Le bandiere dei vari paesi e nazioni si mescolano le une alle altre sui muri di numerose istituzioni e sui balconi delle case. La Polonia è diventata una vera torre di Babele. Varsavia è ovviamente la prima città per numero di visitatori, ma anche i piccoli centri hanno beneficiato di questo incrocio di culture, come per esempio Legionowo, ribattezzata la “piccola Grecia”.
L’edificio del Centro di gestione delle situazioni di crisi è decorato con un cartellone in inglese e greco: “Legionowo vi augura il benvenuto”. E non a caso il cartellone si trova lungo la strada che ha portato il pullman dei giocatori greci al loro luogo di allenamento, a Jachranki. Gli abitanti sapevano quando passava il pullman e si fermavano per salutarli.
Iniziative sono state organizzate per far conoscere la cultura e la cucina greca. Del resto erano diversi mesi che la città si preparava a questi campionati. Legionowo si trova a mezz’ora da Varsavia e di conseguenza il suo centro sportivo era ambito da molte squadre. Ma a ottenerlo sono stati i greci, perché sono arrivati per primi. E le autorità si chiedevano da qualche mese come fare per dare ai greci un buon ricordo del loro soggiorno. Così hanno sostituito la recinzione dello stadio messo a disposizione dei calciatori, oltre a rinnovare lo spogliatoio, il terreno di gioco e la strada vicina.
E non è tutto – hanno anche deciso di offrire corone di alloro ai vincitori della corsa annuale di 10 chilometri di Legionowo, in ricordo dei giochi olimpici della Grecia antica. Alcuni hanno addirittura cominciato a studiare il greco e un passante ci dice sorridendo “Kalimera” (buongiorno). In città gli abitanti affermano scherzando: “Fra non molto le olive finiranno per diventare il nostro piatto preferito”.
Ovunque si possono vedere bandiere e iscrizioni in lingua greca. “Abbiamo decorato la nostra città in vista dell’arrivo dei greci ma non ci sono molti tifosi della squadra del Peloponneso, così siamo andati alla ‘fan zone’ per unirci a loro”, racconta Andrzej Szeniawski, che abita a Legionowo.
La prima volta che Andrzej è entrato nella fan zone di Varsavia con sua figlia ha avuto un vero e proprio trauma culturale: “Ho visto asiatici in bianco e rosso [i colori della Polonia] mentre vendevano dei gadget: sciarpe, maglie, cappellini. C’erano anche turchi vestiti da tifosi della Polonia che si sono avvicinati e si sono fatti fotografare insieme”. Andrzej era anche sorpreso di vedere dei tifosi cechi con sciarpe con la scritta ‘Polska’. “È in quel momento che ho capito che durante gli europei in Polonia tutti i visitatori si sentivano polacchi e che facevano il tifo per noi durante le partite della nostra nazionale. Per questo motivo ho deciso di andare all’incontro Polonia-Russia con una bandiera russa, per simpatizzare con i nostri avversari”.
Andrzej ha anche un’altra idea di cui ci vorrebbe parlare. Per lui il nostro patriottismo non è più “riservato” a una sola categoria sociale. “Finora il patriottismo polacco era visto in modo univoco: quando qualcuno si mostrava con una bandiera per strada era subito sospettato di appartenere al PiS [Destra e giustizia, il partito conservatore di opposizione]. Quando ho partecipato alla marcia [dominata dai movimenti nazionalisti] dell’11 novembre [festa dell’indipendenza], ho sentito degli hooligans gridare: ‘Il patriottismo deve fare male!’. Ma gli europei hanno mostrato che il patriottismo può anche rendere felici e farsi vedere con una bandiera non è più fuori moda”.
Anche Opalenica, una città di 10mila abitanti fra Poznán e Nowy Tomyśl, si è ritrovata al centro dell’attenzione internazionale. Questa città infatti è stata scelta dal Portogallo e dal suo giocatore più famoso, Cristiano Ronaldo. E anche se qui i tifosi della squadra ospite vengono di rado, si vive un’atmosfera eccezionale e una grande animazione.
Di loro iniziativa, gli abitanti della località hanno deciso di mettere delle bandiere portoghesi accanto a quelle polacche. E ovunque si volga lo sguardo si vedono messaggi di benvenuto. “Gdańsk ha assunto il colore rosso della Spagna”, “gli irlandesi hanno ridipinto Poznań di verde”, questi erano i commenti che si potevano leggere su internet. E dopo le partite, la festa è continuata nelle discoteche e nei pub fino al mattino.
Che cosa hanno potuto apprezzare i turisti in Polonia? Dei mezzi di trasporti rapidi e confortevoli, dei cartelli che indicano i nomi delle strade e delle fermate degli autobus chiare e comprensibili, un cibo delizioso e delle belle ragazze. Che cosa abbiamo imparato noi dai turisti stranieri? Per loro noi parliamo bene inglese, sappiamo divertirci e siamo buoni tifosi, anche se dobbiamo fare ancora dei progressi per quanto riguarda i canti. Da questo punto di vista gli irlandesi ci hanno dato una bella lezione.
Questi tifosi stranieri ci piacciono per la loro classe e la loro capacità di accettare la sconfitta, per il loro orgoglio, per la loro gioia e perché non hanno esitato a lasciare parecchio denaro nei nostri pub e ristoranti. Ma anche perché ci hanno promesso di tornare un giorno e di parlare bene del nostro paese. Questa è la migliore pubblicità che potevamo avere.
Anche se in questi campionati la nostra nazionale non è andata molto lontano, si può dire senza esagerare che gli europei hanno trasformato la Polonia e i polacchi. E non penso al fatto che l’immagine della Polonia sia migliorata, ai benefici economici ottenuti o alla modernizzazione della nostra economia e delle nostre infrastrutture, ma al fatto che questi campionati hanno permesso di far scomparire certi complessi nazionali e di mettere fine a degli stereotipi. Ci siamo resi conto che siamo una nazione non solo ospitale e piacevole, organizzata e unita nel sostenere il calcio, ma anche aperta a questo multiculturalismo colorato che si è visto nel paese e che ha caratterizzato la nostra vita quotidiana in queste ultime settimane.
[Traduzione per Presseurop di Andrea De Ritis]
Fonte: POLSKA THE TIMES
25 giugno 2012